Ottone Costantini, Ricordi di un ragazzo del secolo passato. Indice. Premessa. Frontespizio.

Premessa


Come ho ricordato introducendo le sue Lettere dal Fronte, mio padre si dedicò in età avanzata a rievocare in diversi modi – in versi, in prosa, nella produzione pittorica – il suo passato. Il tema più frequentato dei suoi tardi esercizi di memoria fu, più ancora della Grande Guerra (per altro sempre molto presente nei suoi pensieri, come accadeva abitualmente a quanti avevano avuto la ventura di sopravvivervi), la sua infanzia osimana: un’infanzia – almeno nel ricordo – singolarmente felice e soprattutto tutta ancora Ottocento, non solo perché ristretta tra il 1889 (anzi il 1895, ché i primi ricordi di Ottone non risalgono alla nascita, naturalmente, ma all'asilo) e il 1901 (quando per Ottone l'infanzia effettivamente finì), ma anche perché quell'Ottocento era ripensato e amato da mio padre nelle sue resistenze arcaiche e nel suo isolamento provinciale e perfino, occasionalmente, nelle sue reminiscenze settecentesche, assai più che negli annunci, pur numerosi, di modernità.
A quell'infanzia è interamente dedicato il libretto, Ricordi di un ragazzo del secolo passato, che qui riproduco come testimonianza, filtrata dal ricordo ma, mi sembra, abbastanza ricca di particolari verificabili e verificati da risultare quanto meno plausibile, di una società e di un'epoca - la Osimo fin de siècle - che, con qualche forzatura ideologica, mio padre trovava sotto molti aspetti preferibili a quelle in cui si era poi trovato a vivere.
Il libretto, per comporre il quale Ottone ha scelto, con ovvio riferimento a un vecchio bestseller, lo pseudonimo di Gian Bonaccia, è stato da lui prodotto negli anni Sessanta in tre copie – quanti erano i suoi figli – usando per il testo una vecchia e guasta portatile Olivetti (corredata della tradizionale carta carbone, di cui sono rimaste ovunque tracce evidenti) e per le illustrazioni, rifatte tali e quali in ciascuna delle tre copie, matite colorate e no e penne biro con inchiostri di varie (e, presumo, casuali) tonalità.
Data la rudimentale tecnica di scrittura e la qualità non eccelsa della carta, i fogli del libretto, che lasciano trasparire quel che c'è sotto, hanno potuto essere scritti da una parte sola. Qua e là, sulle facce non scritte Ottone ha appiccicato delle foto scattate durante una rapida ricognizione dei luoghi: strade ed edifici si ritrovano nei disegni, a cui quelle foto hanno certamente fornito un supporto meno aleatorio della semplice memoria. Per rilegare la copia che qui riproduco Ottone si è servito, secondo un'antica abitudine al riuso dei materiali, specialmente di quelli cartacei (che a noi figli appariva una magari ingegnosa ma pur sempre fastidiosa manifestazione di taccagneria) della scura copertina di una vecchia agenda d'ufficio.

Claudio Costantini


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